Massimo Ottoni racconta la nuova sigla di Film Commission Torino Piemonte

Waking up inTO the MovieWaking up inTO the Movie è la nuova sigla di Film Commission Torino Piemonte, realizzata da quattro ex allievi: Massimo Ottoni, Martina Carosso, Mathieu Narduzzi e Francesca Quatraro, in collaborazione con CSC Piemonte.

Waking up inTO the Movie fonde animazione 2D e live action, narrazione dinamica, gusto per la citazione cinefila e uno stile tra fumetto pop e illustrazione d’autore, per farci respirare le atmosfere cinematografiche di Torino.

In poco più di un minuto, Waking up inTO the Movie ci porta in giro per Torino: dal grande mercato di Porta Palazzo alla Mole Antonelliana trasformati in set cinematografici, tra sogno e realtà.

Come strumento di comunicazione infatti, Waking up inTO the Movie vuole sottolineare non soltanto “Torino come set”, ma anche il lavoro   di Film Commission Torino Piemonte per valorizzare, insieme a paesaggi del Piemonte, scenografie barocche, moderne architetture industriali, anche la creatività, il talento e le competenze professionali del territorio.

Waking up inTO the Movie verrà presentato al pubblico da Davide Bracco, Direttore di FCTP e Sergio Toffetti, Direttore del CSC Piemonte, in occasione della Cerimonia dei Diplomi in cinema di animazione, venerdì 8 maggio alle ore 16.30, al Cinema Massimo (Via Verdi 18 – Torino), gentilmente concesso dal Museo Nazionale del Cinema.

Abbiamo incontrato il regista Massimo Ottoni per farci raccontare un po’ più nel dettaglio questa esperienza, fra nuovi progetti e prospettive di carriera.


Come nasce questa opportunità che vi ha permesso di lavorare, seppur all’interno di un ambito a voi familiare come quello del CSC, per un istituzione strategicamente fondamentale per la promozione dell’industria cinematografica locale come la FCTP?

In questi anni FCTP, già molto attiva nel supportare la produzione di cinema dal vivo, si è accostata anche all’animazione aiutando nostri compagni di corso a realizzare un originale “mockumentary”. The Age of Rust. Da questa prima esperienza è nato un rapporto che ora, ad esempio, consente a noi quattro, di montare la produzione dello Steinway in spazi messi a disposizione da FCTP nella loro sede di via Cagliari. Poi, l’idea dello spot, nello specifico, nasce sicuramente da uno scambio tra Sergio Toffetti e Davide Bracco (direttori rispettivamente di CSC animazione e FCTP) e sono felice che abbiano proposto a noi di realizzarlo.

Come vi siete divisi i ruoli di produzione?

Waking up inTO the MovieIo ho scritto il soggetto e ho curato regia, storyboard, parte dell’animazione e la postproduzione. L’animazione porta la firma di Mathieu Narduzzi e Francesca Quatraro; le scenografie sono di Martina Carosso, mentre come attore si è prestato un allievo del 2° anno, Tommaso Gialli.

E’ stato un po’ complicato organizzarci, perché in contemporanea abbiamo realizzato le parti animate del documentario di Egidio Eronico su Ettore Majorana, Nessuno mi troverà, prodotto da PMI in collaborazione con CSC Animazione; a cui si è aggiunta a un certo punto la preparazione di un corto di 15′ sulla Grande Guerra prodotto da Cinecittà Luce:  Lo Steinway, tratto da un racconto di Andrea Molesini.

Non è che mi lamenti, anzi, è stata una prima grande occasione per misurarsi con le specificità della comunicazione istituzionale, ma anche con tempi, sovrapposizioni, affanni e con la necessità di imparare ad amministrarsi che è tipica del mondo della professione..

Per te e i tuoi compagni affrontare ben tre produzioni in contemporanea, mi riferisco ai corti per Film Commission, PMI e per Cinecittà Istituto Luce deve essere stato piuttosto impegnativo, tenuto anche conto che eravate tutti e quattro freschi di diploma. Come vi siete strutturati in termini organizzativi per affrontare questa sfida ?

A differenza dei progetti scolastici nel mondo del lavoro è difficile che le opportunità arrivino in modo ordinato e consecutivo. Spesso si sovrappongono e bisogna decidere se accettare una sfida o rischiare di pentirsene. Bisogna fare una scommessa, pesare attentamente il tempo a disposizione e le potenzialità del gruppo di lavoro, ed infine cercare di ottenere il massimo nel tempo che si ha a disposizione, con ambizione ma tenendo sempre i piedi per terra. Fino ad ora c’è andata bene e ad ogni lavoro che consegniamo acquistiamo un po’ di consapevolezza in più sulle nostre capacità e su come organizzare la produzione per il prossimo progetto.

Tu sei il regista nonché l’autore del soggetto del corto e quindi il tuo apporto è stato sicuramente determinante nella produzione, mi sembra che tu sia comunque riuscito a valorizzare e a combinare il contributo creativo di tutti i tuoi compagni.

Siamo partiti da un’idea stilistica condivisa e dal punto di vista produttivo la mia intenzione è stata quella di lasciare spazio alla libertà e all’autonomia di tutti coloro che hanno preso parte al lavoro. L’animazione infatti è sovente un lavoro di gruppo e tutto funziona meglio se si riesce a integrare in modo organico gli elementi (dalle singole animazioni alle scenografie, al compositing finale), pur mantenendo i diversi tratti artistici personali che trovano il loro corrispettivo nella molteplicità delle tematiche messe in scena.

Qual è stato il margine di libertà, sul piano ideativo e creativo, che avete avuto da parte dei vostri committenti?

E’ stato molto ampio, forse perché per fortuna abbiamo presentato una soluzione che accontentava entrambi sin dalla prima ipotesi. Il primo soggetto e la proposta stilistica le abbiamo fatte “al buio”, senza nessun contatto preventivo con i committenti, nella più totale autonomia. L’idea è piaciuta subito, abbiamo fatto delle modifiche discutendo direttamente con Davide Bracco per essere sicuri che i punti più importanti per FCTP emergessero con la dovuta forza e durante la lavorazione sia lui che Sergio Toffetti hanno contribuito con consigli e con il loro punto di vista. Abbiamo discusso e trovato soluzioni insieme, ma non ci sono state imposizioni e credo che questa libertà creativa sia visibile nel prodotto finito.

Come regista e autore del corto come valuti il risultato finale ? Ti chiedo anche se alla luce dell’esperienza che hai acquisito, potendo fare un passo indietro, cambieresti qualcosa nel tuo modo di lavorare e di affrontare la produzione?.

Mi sento un po’ a disagio a giudicare da solo il mio lavoro, ovviamente spero che piaccia. Sono molto felice di come ognuno di noi ha affrontato questa sfida e credo che il risultato finale sia oggettivamente apprezzabile rispetto al tempo e alle risorse impiegate. A dire il vero i committenti non ci hanno messo fretta per la consegna, ma il quando si fa animazione il tempo è sempre troppo poco. Più o meno, rifarei le stesse scelte, però a cose fatte, uno si rende sempre conto che qualcosa si poteva pure migliorare.

La realizzazione del film di diploma, ma penso anche anche a Enjoy Torino, il progetto di comunicazione realizzato per Camera di Commercio cui anche tu hai lavorato al 2° anno di corso, vi ha aiutato ad affrontare questo primo impatto col mercato del lavoro?

Le simulazioni di committenza o la realizzazione dei film di diploma sono state lezioni fondamentali per noi. E’ impossibile imparare senza passare per degli errori e queste esperienze sono importanti perchè ti permettono di farne moltissimi. Enjoy Torino è stato un progetto molto ambizioso, realizzato da un gruppo di studenti affiatati e tutti con talento (anche se non vorrei sembrare troppo presuntuoso), ma che per tutti noi è diventato una sorta di “manuale della produzione disastrosa”. Non sto parlando del risultato che – con tutti i limiti di un lavoro fatto da studenti inesperti – è stato riconosciuto da quanti lo hanno visto come notevole per qualità tecnica, stile e originalità. Si tratta piuttosto della strada percorsa per raggiungerlo; si potrebbe riassumere con il massimo dello sforzo nel massimo del tempo, passando per tendiniti e notti insonni. Proprio per questo è stata un’esperienza importantissima e irrinunciabile per noi. Senza contare che lo stile sviluppato in Enjoy Torino ci ha dato uno spunto per quello del corto FCTP, molto evidente ad esempio nelle scenografie che ha curato Martina in entrambi i lavori.

Grazie a questa esperienza il film di diploma Imperium Vacui che ho realizzato insieme a Linda Kelvink è andato già molto meglio dal punto di vista produttivo, tuttavia ha richiesto un impegno e un’abnegazione tali da farci apparire oggi qualsiasi altro progetto come ameno.

Attualmente sei impegnato su altri progetti produttivi proposti dal CSC ? Quali sono i tuoi progetti futuri a breve e medio termine?

In questo momento stiamo lavorando ad un corto sulla grande guerra, un progetto prodotto da Istituto Luce in collaborazione con il CSC che sta impegnando altri sei ex studenti del corso di animazione e per i prossimi mesi mi dedicherò a questo con dedizione assoluta. Sono felice di essere riuscito ad occuparmi autonomamente di diversi progetti dopo il diploma, senza passare per il lavoro dipendente in uno studio, un’idea che non mi ha mai entusiasmato. Ormai è più di un anno che sto collaborando con un gruppo di ex compagni del CSC Animazione, quello che vorrei è costituire ciò che di fatto siamo già, un collettivo di animatori pronto ad espandersi o contrarsi a seconda delle necessità legate ai singoli progetti. Questo come punto di partenza.

Da ex studente, che suggerimenti puoi dare per migliorare la scuola?

Una cosa che ho sempre apprezzato di CSC Animazione è il fatto di unire l’efficacia di una scuola professionale alla libertà creativa di una scuola artistica. Questo permette agli studente (o almeno a molti) di seguire le proprie inclinazioni e sviluppare un percorso personale e originale, pur acquisendo uno standard di competenze che lo rendono affidabile in un contesto produttivo. La rete di studenti ed ex studenti che si viene a creare è una risorsa inestimabile.

L’aiuto che gli ex studenti ricevono per l’inserimento nel mondo del lavoro è un altro punto di forza e al contempo qualcosa che potrebbe essere migliorato ulteriormente, ad esempio con una collaborazione ancora più stretta con studi di animazione durante e dopo il corso, o implementando il ruolo della scuola come una sorta di “agenzia” nel rapporto tra chi cerca animatori/creativi e gli ex studenti.
Mi piacerebbe che la scuola si mostrasse un po’ di più come uno dei punti di riferimento del cinema di animazione Italiano, dovrebbe alzare la voce, farsi un po’ di pubblicità.

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